BUONA PASQUA

Perché cercate tra i morti colui che è vivo?.

La domanda che i due angeli pongono alle donne accorse al sepolcro, almeno come metodo, va posta a qualsiasi nostro tentativo di risposta al bisogno di felicità del cuore. Il quale cerca un fatto vivo, una presenza viva e invece molto spesso ci ritroviamo con un morto, con una soluzione incapace di abbracciare tutto il nostro umano, tutto il nostro desiderio. Così ci ritroviamo pieni di stanchezza, di rabbia, di delusione, di sperdutezza. La vita è onesta: se la risposta che confezioniamo alle sue domande non è esauriente, ci manda dei segnali; per esempio quelli segnalati pocanzi.

Perché cercate tra i morti colui che è vivo?

Le donne sono andate al sepolcro con il medesimo atteggiamento con cui normalmente vivevano tutto, con affetto verso Gesù, ma come se Lui in quei tre anni vissuti insieme, non avesse lasciato segno nel loro animo, perciò andavano al sepolcro aspettandosi di trovare un morto. Infondo, alla fin fine tutte le cose della vita ti lasciano in mano niente, il nulla o poca roba.

Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risorto.

Si sono trovate ad ascoltare un annuncio che le ha ribaltate: è risorto! L’annuncio di un evento umanamente impossibile, come dice il testo “un vaneggiamento”, una follia; l’annuncio di una cosa che non si era mai data, di un evento che può essere. L’avevano visto morire in croce, perciò Cristo non poteva essere lì quella mattina.

“Ricordatevi come vi parlò quando era ancora in Galilea e diceva: “Bisogna che il Figlio dell’uomo sia consegnato in mano ai peccatori, sia crocifisso e risorga il terzo giorno”. È vero che Gesù l’aveva preannunciato, ma era talmente nuovo che era impossibile, inimmaginabile, non erano riusciti neanche a registrarlo nella loro memoria tanto era per loro impossibile.

Il cristianesimo è l’annuncio di questo avvenimento. Quell’avvenimento era un fatto non deducibile dalla storia precedente, anche dalla storia di Israele cui si legava, e che la veglia con le lettura dell’Antico Testamento ci ha fatto ripercorrere per i suoi punti nodali. Non c’era consequenzialità tra la storia del loro popolo e quell’evento.

Insomma Gesù non poteva essere lì, ma era lì. E questo le riempiva di stupore e di gioia. Perciò, dopo il sollecito degli angeli esse si ricordarono delle sue parole e, tornate dal sepolcro, annunciarono tutto questo agli Undici e a tutti gli altri. I quali però non credono, anzi le considerano un po’ fuori di sé. Tuttavia Pietro si alzò, corse al sepolcro [doveva verificare quel fatto raccontato dalle donne] e, chinatosi, vide soltanto i teli. E tornò indietro, pieno di stupore per l’accaduto.

Amici, fratelli, siamo raggiunti ancora una volta dall’annuncio “impossibile” di un uomo, morto, ormai incapace di relazione con le cose e le persone, e che appare risorto, cioè capace di relazione, capace di influenzare la realtà attorno a sé, capace di cambiare perciò la nostra vita, di rispondere in maniera “viva” alle nostre attese. In maniera viva significa che Egli è presente. Presente in questa realtà che ce lo sta annunciando, come era presente allora mentre si annunciava risorto alle donne e ai suoi discepoli.

Noi siamo posti nelle stesse condizioni in cui erano posti i discepoli: possiamo pensare ad un vaneggiamento, oppure possiamo prestare attenzione, per una verifica, ai segni della sua presenza: allora mangiava con loro, dialogava con loro, cucinava il pesce con loro, invitava Tommaso a toccare le ferite; oggi è riconoscibile nel segno di una appena accennata umanità nuova che si manifesta là dove, come ipotesi, l’annuncio del risorto è accolto e lasciato reagire con i fatti della vita.

 

Buona Pasqua!